World of Werewolf

manuale del licantropo

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erasmoasciol
view post Posted on 13/9/2010, 10:06




Il licantropo (dal greco lykòs, "lupo" e anthropos, "uomo"), detto anche uomo-lupo o lupo mannaro, è una delle creature mostruose della mitologia e del folklore poi divenute tipiche della letteratura dell'orrore e successivamente del cinema horror.
Secondo la leggenda, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione che, ad ogni plenilunio, inizia a ricoprisi di peli e a munirsi di zanne, fino a diventare un vero e proprio lupo feroce, pericoloso e aggressivo. Lo si può uccidere solo con un'arma d'argento, in quanto ritenuto il metallo più sacro. Secondo alcune interpretazioni, il licantropo sarebbe in grado di trasmettere la propria "malattia" ad un altro essere umano dopo averlo morso.


Storia del mito

Il mito dell'uomo che si trasforma in lupo o viceversa è antico e presente in molte culture. La prima leggenda europea racconta di Lykaon, un re greco che sacrificò i bambini in onore di Zeus e mangiò le loro carni. Lykaon era ricco e malvagio. Zeus adirato gli si presentò in corte in forma di un povero mendicante, dicendo di essere il dio supremo. Il re lo cacciò via e il dio greco lo trasformò in un lupo. D'allora in poi doveva vagare per i boschi in forma di bestia.
Gli antichi Romani chiamavano il licantropo versipellis, dal momento che ritenevano che la pelliccia del lupo rimanesse nascosta all'interno del corpo di un uomo, che poi si "rivoltava" assumendo le fattezze bestiali.
Nelle tradizioni nordiche compaiono figure di guerrieri consacrati a Odino, i Berserker, che nella furia della battaglia si diceva si trasformassero in orsi o lupi. Nel corso del medioevo morirono numerose persone innocenti accusate di avere commesso gravi crimini in forma di lupi. La storia più famosa è quella di un certo Peter Stubbe. Gervasio di Tilbury, un noto scrittore medievale, associó la trasformazione con l'apparizione della luna piena. Quest'idea fu presa successivamente dagli autori contemporanei. In alcune zone della Sicilia si racconta di uomini che ogni notte si trasformano in lupi noti come "mala luna"; ma tracce di altre leggende su uomini-lupi si trovano in tutte le regioni italiane.

Al lupo è toccato un radicale processo demonizzazione e rivalutazione come a pochi altri animali. E pochi, del resto, sono quelli così intimamente connessi all’immaginario umano. Il lupo è un simbolo ambivalente. La sua immagine è mutata dal buono al malvagio, ritornando infine ad essere ammirata, di pari passo col cammino della civiltà. Amato per gli stessi pregi che hanno fatto dei suoi discendenti l’animale domestico per eccellenza, invocato nei riti sciamanici come guida sul terreno di caccia, ammirato per la forza e l’astuzia, addomesticato per diventare un alleato, e poi cacciato per impedirgli di predare le greggi e infine addirittura demonizzato durante il medio evo. Il modo di considerare il lupo muta, in maniera piuttosto brusco e radicale, col passaggio dell’uomo dal nomadismo, basato sulla caccia, alla cultura stanziale ed agricola. Il cacciatore ha bisogno della forza dell’animale totemico, del predatore, che lo può portare a scovare e a uccidere la preda, e il lupo è il predatore per eccellenza. Per i cacciatori nomadi delle steppe dell’Asia centrale, era rappresentativo della tribù, e suo protettore. L’agricoltore ha un rapporto radicalmente diverso con esso. Il lupo diviene minaccia alle greggi, ma, contemporaneamente, i suoi cuccioli, debitamente addestrati possono divenire preziosi alleati contro i loro stessi simili. I miti che riguardano la figura del lupo hanno origine, con buona probabilità, nella prima età del bronzo, quando le migrazioni delle tribù nomadi Indo – ariane le portarono in contatto con le popolazioni stanziali europee. Il substrato di religioni e miti «lunari» e femminili degli antichi europei si innestò nel complesso delle religioni «solari» e maschili dei nuovi arrivati, dando vita ai miti delle origini, in cui spesso il lupo è protagonista. La sovrapposizione tra i culti solari della caccia e quelli lunari della fertilità si riscontra nei miti che vedono il lupo come animale propiziatore della fecondazione. In Anatolia, fino ad epoca contemporanea, le donne sterili invocavano il lupo per avere figli. In Kamchacta, i contadini, nelle feste Ottobrali, realizzavano con il fieno il simulacro d’un lupo a cui recavano voti, perché le ragazze in età da marito si sposassero entro l’anno. Questo intimo legame, nel bene e nel male, tra l’uomo e i canidi ha fatto sì che tra tutti i mannari, proprio quelli di stirpe lupina siano tra le specie con le origini documentabili più antiche.


In Egitto:

Le prime raffigurazioni di un incrocio tra un canide e un uomo riguardano, però, lo sciacallo. Anubi, infatti, compare tra le principali divinità venerate dagli egizi, sia nell’Alto che nel Basso Regno, fin dalle prime dinastie. Il dio viene propriamente raffigurato come uno sciacallo, il più delle volte accucciato, ma, quando deve presiedere ai riti del trapasso, assume la forma di un uomo con la testa di sciacallo. Le sue raffigurazioni, sebbene compaiano già all’inizio della storia egizia, si fanno più frequenti a partire dal Medio Regno (2134 - 1991 a.C.), quando si diffondono maggiormente le tombe ipogee riccamente decorate. Anubi è il protettore degli imbalsamatori, presiede al processo di conservazione del defunto, e guida il suo akh (l’equivalente dell’anima cristiana) nel regno delle ombre. Lo conduce fino a Osiride, a cui era deputato il giudizio dell’anima. Anubi, inoltre, insieme ad Horus presiede alla pesatura del cuore del defunto (il risultato del quale è uno degli elementi per il giudizio stesso). In questo caso, non si può parlare di mannarismo vero e proprio, perché manca l’aspetto della trasformazione, volontaria o involontaria. Semplicemente, le due forme del dio convivono nell’immaginario egizio. La convivenza contemporanea di due o più forme per le divinità è caratteristica della religione egiziana, e probabile traccia di un tentativo di unificazione di vari pantheon separati, nati indipendentemente lungo il corso del Nilo.


In Grecia:

I successivi antenati eccellenti compaiono nella Grecia classica, e sono, rispettivamente, Zeus, Febo e Licaone. Tra l’altro, proprio dal greco deriva uno dei sinonimi di lupo mannaro, cioè licantropo, da Lykos (lupo) e Antropos (essere umano)

(Zeus è un appassionato muta-forme, e più volte si serve della sua facoltà per sedurre donne mortali eludendo la sorveglianza di Hera. Nel suo repertorio di trasformazioni (che, in effetti, si può ritenere illimitato, essendo egli un dio), c’è anche quella in lupo. Proprio in questa forma, e col nome di Liceo era adorato in Argo. In questa città, e sotto forma di lupo, Zeus era comparso per appoggiare il malcontento popolare nei confronti del re Gelanore, e appoggiare l’eroe Danao, che al re fu sostituito.

Febo, insieme a sua sorella Artemide viene partorito da Latona, trasformata in lupa. Inoltre, tra le facoltà attribuite al dio Febo - Apollo, c’è quella di mutare forma. Una delle sue trasformazioni è appunto in lupo. A Febo Lykos viene anche dedicato un boschetto nei pressi del suo tempio ad Atene, nel quale soleva tener lezione ai suoi discepoli Aristotele (da cui prende il nome l’ordine scolastico, detto, appunto, liceo). Il lupo diviene, quindi, animale della sapienza (l’interpretazione non è comunque univoca. Secondo altre fonti il nome deriverebbe da Hermes lucheios’’, quindi uccisore del lupo).

Il mito di Licaone, dal canto suo, è uno dei più interessanti, perché documenta, nelle sue varie versioni, il passaggio del lupo da creatura degna di venerazione a essere da temere. Nella versione originaria, Licaone, re dei Pelasgi, fonda sul monte Liceo la città di Licosura, la prima città di questo popolo. Nelle versioni successive Licaone divienee un feroce re dell’Arcadia. Un giorno dette ospitalità a un mendicante, ma, per burlarsi di lui, lo sfamò con le carni d’uno schiavo ucciso (secondo altre versioni la portata principale era uno dei suoi stessi figli). Il mendicante, che era in realtà Zeus travestito, si indignò per il gesto sacrilego, e dopo aver fulminato i suoi numerosi figli, lo trasformò in lupo. L’economia nella zona dell’Arcadia in cui ha origine la seconda versione del mito è molto più legata all’allevamento di quanto non fossero Atene o Argo. Si riflette quindi, in questa visione del predatore, l’atteggiamento di diffidenza che poteva assumere una società pastorale. Il lupo viene visto, qui, come negativo. Essere trasformati in esso è una punizione, non più una qualità divina. Il «lupo cattivo» stesso, nemesi dell’eroe in duemila anni di favole, ha i suoi natali nella Grecia antica. La lupa Mormolice, demone femminile, diviene lo spauracchio dei bambini cattivi, che, dicono le madri greche, fa diventare zoppi.]


Roma e la Gallia:

La figura del lupo, in qualche modo antropomorfizzato, fa la sua comparsa indipendente anche in altre zone europee. Presso le tribù galliche è un carnivoro funebre, e viene raffigurato seduto come un uomo, nell’atto di divorare un morto. Presso gli etruschi è Ajta a incarnare in qualche modo le sembianze del mannaro. Il dio etrusco degli inferi ama portare un elmo di pelle di lupo, che lo rende invisibile. E’ difficile stabilire quando si abbiano le prime leggende che parlino esplicitamente di licantropi. Di certo, figura del lupo mannaro compare, ancora in epoca classica (per la precisione nel I secolo d.C.), nella narrativa romana. Ne parla Gaio Petronio Arbitro nel frammento LXII del Satirycon, e, per quel che se ne sa, è la prima novella in cui appare questa figura.
Nella cultura romana il lupo non è visto solo con sospetto, ma anche con ammirazione. E’ un simbolo di forza, e la sua pelle viene indossata da importanti figure all’interno dell’esercito. I vexillari, sottufficiali incaricati di portare le insegne di ogni legione, indossavano infatti una pelle di lupo che copriva l’elmo e parte della corazza. Che il rapporto tra il lupo e i Romani antichi sia positivo è testimoniato anche da altre tradizioni: a parte la lupa nutrice di Romolo e Remo, il 15 febbraio si svolgeva la cerimonia dei Lupercali, in onore del dio Luperco (versione romana di Pan), nel corso della quale il sacerdote, vestito da lupo, passava un coltello bagnato di sangue sulla fronte di due adolescenti (questo aspetto della cerimonia era probabilmente derivato da un originario sacrificio umano). Luperco era il protettore delle greggi e il rito era stato ereditato dai Sabini. Essi identificavano se stessi nel lupo, animale da cui pensavano avessero origine le loro caratteristiche originarie di guerrieri e cacciatori. Il termine stesso Lupo Mannaro ha origine dal basso latino lupus homenarius il cui significato etimologico è piuttosto curioso: lupo che si comporta come un uomo.
I romani colti sembrano, peraltro, piuttosto consapevoli che la licantropia si può rigardare soprattutto come affezione psichiatrca, piuttosto che come reale condizione fisica e in ambito ellenico lo stesso Claudio Galeno nella sua Ars medica da una descrizione più realistica di questa malattia, prescrivendo anche dei rimedi: « coloro i quali vengono colti dal morbo, chiamato lupino o canino, escono di notte nel mese di febbraio, imitano in tutto i lupi o i cani, e fino al sorgere del giorno di preferenza scoprono le tombe. Tuttavia si possono riconoscere le persone affette da tale malattia da questi sintomi. Sono pallidi e malaticci d'aspetto, e hanno gli occhi secchi e non lacrimano. Si può notare che hanno anche gli occhi incavati e la lingua arida, e non emettono saliva per nulla. Sono anche assetati e hanno le tibie piagate in modo inguaribile a causa delle continue cadute e dei morsi dei cani; e tali sono i sintomi. E' opportuno invero sapere che questo morbo è della specie della melanconia: che si potrà curare, se si inciderà la vena nel periodo dell'accesso e si farà evacuare il sangue fino alla perdita dei sensi, e si nutrirà l'infermo con cibi molto succosi. Ci si può avvalere d'altra parte di bagni d'acqua dolce: quindi il siero di latte per un periodo di tre giorni, parimenti si purgherà con la colloquinta di Rufo o di Archigene o di Giusto, presa ripetutamente ad intervalli. Dopo le purgazioni si può anche usare la teriarca estratta dalle vipere e le altre da applicare nella melanconia già in precedenza ricordate »


Il Nord Europa:

Il lupo è (o meglio era) il grande predatore più diffuso d’Europa e Asia. E’ naturale che abbia lasciato le sue tracce fino in Scandinavia e nell’Europa settentrionale. Fenrir è il prototipo del lupo mannaro scandinavo. E’ uno dei tre mostruosi figli di Loki, il dio vichingo degli inganni. Fenrir non è un lupo mannaro vero e proprio, perché non può trasformarsi. Si presenta sempre in forma di lupo. Tuttavia è grosso al punto di essere deforme, ferocissimo, scaltro, e dotato di parola come un uomo. Tutte caratteristiche che lo avvicinano fortemente alla stirpe dei mannari. Gli Dei vichinghi, all’inizio, lo trattano come un simpatico cuccioletto, ma ben presto, man mano che cresce, iniziano a temerlo. Cercano di imprigionarlo, ma la belva è troppo forte, e si scrolla di dosso ogni catena. Per bloccarlo definitivamente devono ricorrere all’inganno e alla magia (altra analogia con molti miti riguardanti licantropi): lo legano con un laccio fabbricato dai nani intrecciando barba di donna, rumore di passi di gatto, radici di un monte, respiro di pesce, tendini d’orso e sputo d’uccello. Ha forma di lupo anche l’innaturale progenie di una vecchia gigantessa. Due dei suoi figli lupi, Skoll e Hati, inseguono dall’alba dei tempi il sole e la luna (per questo motivo, secondo il mito, i due astri si muovono), e finiranno per divorarli nell’ultimo giorno del mondo. I lupi mannari propriamente detti compaiono anche nell'epica vichinga, in particolare nella saga dei Volsunghi, in almeno due occasioni. Nel canto quinto a trasformarsi in lupo è la madre di re Sigger, facendo uso delle sue arti magiche. La regina - lupa si diverte, nella leggenda, a infierire sui figli di Volsung, che erano stati fatti prigionieri in battaglia da suo figlio. Dei dieci uomini, nove vengono uccisi. Sopravvive Sigmund, aiutato dalla gemella Signi, che è anche moglie di re Sigger. Gli unge il volto di miele e la notte il lupo mannaro si ingolosisce, sentendo l'odore. Gli lecca il volto anziché sbranarlo. Prontamente Sigmund gli afferra la lingua con i denti e la belva se la strappa per liberarsi. Nel tentativo, si procura una ferita che la uccide e, contemporaneamente, spezza i ceppi di Sigmund, liberandolo. Il tema del lupo mannaro ricompare nel canto ottavo. Qui Sigmund e il nipote Sinfjotli giungono, attraverso una foresta, a una casa dove dormono due uomini di nobile stirpe. Sopra di loro sono appese delle pelli di lupo. Sono due principi stregati da un incantesimo. Devono sempre mostrarsi in forma di lupo, e solo una volta ogni cinque giorni possono riprendere sembianze umane. Sigmund e il nipote, incuriositi dalle pelli, le rubano, facendo ricadere su di loro la maledizione. Assumono sia le sembianze che la natura di lupi, e iniziano a aggredire uomini, per la verità con un certo slancio sportivo.
Sigmund e Sinfjotli riescono poi a liberarsi dalla maledizione del lupo mannaro dando fuoco alle pelli.
Il mito del licantropo si ritrova, nel nord Europa, anche in altre zone, oltre alla Scandinavia. Compaiono nella tradizione dei popoli Germanici e delle isole Britanniche a fianco, di volta in volta, dell'orso mannaro o del gatto selvatico. La diffusione di queste credenze è testimoniata da Olaus Magnus nella sua Historia de gentibus septentrionalis. Magnus racconta come, nella notte di Natale, si radunino in un certo luogo molti uomini - lupo.
Il carattere di questi licantropi si differenzia quindi notevolmente dai lupi genuini, che ne escono quasi riabilitati. I mostri descritti da Magnus hanno anche spiccata tendenza all'alcolismo.
Ulfhendhnir è il nome dato in molte regioni settentrionali a questi esseri, e il suo significato è "dalla casacca di lupo". Nelle tradizioni nordiche compaiono anche figure di guerrieri consacrati a Odino, i Berserker, che nella furia della battaglia si diceva si trasformassero in orsi o lupi.


Altre zone:

Spostandosi da settentrione a oriente, merita senz’altro menzione Gengis Khan, il quale si diceva discendente del “grande lupo grigio”. Dall’altra parte dell’oceano poi, nelle pianure americane, erano gli indiani Pawnee a ritenersi imparentati con i lupi. Usavano anche ricoprirsi delle pelli di questi animali per andare a caccia. Un simile comportamento può avere un valore esclusivamente simbolico (la volontà di impadronirsi delle doti del predatore) e non certo mimetico: le potenziali prede degli uomini sono anche, da altrettanto tempo se non di più, prede del lupo, e sono quindi molto ben allenate a distinguerne il manto.


Epidemie medievali e fisiologia del licantropo:

le leggende riguardo gli uomini – lupo si moltiplicano in tutta Europa dall’alto medioevo in poi. Il corpus mitologico che ne scaturisce si manterrà sostanzialmente in costante espansione fino al XVIII secolo, con punte di massima crescita tra il XIV e il XVII secolo, in coincidenza delle più grandi cacce alle streghe dell’Inquisizione. Dal ‘700 in poi, si tenderà a sconfessare apertamente la possibilità che un essere umano si muti fisicamente in un lupo, e la licantropia rimarrà contemplata solamente dalla psichiatria, come affezione patologica che porta il malato già “lunatico” a credersi bestia a tutti gli effetti. Nel folclore locale manterrà, invece, solide radici.


Tradizioni regionali:

Ogni zona d’Europa ha i suoi licantropi. La penisola italiana è infestata da lupi mannari, che assumono nomi diversi da regione a regione. Si ricordano i lupi minari calabresi, i lupenari dell’Irpinia, i luponari siciliani, il Luv Ravas del cuneese e il suo parente Loup Ravat delle valli valdesi. Per la Francia centrale e Meridionale scorrazza il loup garou (l’etimologia è incerta. Secondo alcuni garou contiene una radice che significa uomo, secondo altri deriva da loup dont il faut se garer cioè lupo dal quale bisogna guardarsi), mentre in quella settentrionale, in particolare in Bretagna, incrocia il bisclavert. In Germania e in Gran Bretagna ci sono i werwulf e i werewolf, la cui origine etimologica è la medesima: wer dal latino vir (uomo) e wulf o wolf (lupo). Nell’Europa dell’est compare una figura ambigua, a metà tra il lupo mannaro e un demone in grado di risucchiare la forza vitale (che, più tardi, si identificherà col vampiro). Il suo nome cambia a seconda della regione, ma l’origine del nome rimane sempre la stessa. E’ detto volkalak in Russia, wilkolak in Polonia, vulkolak in Bulgaria, vurdalak (la forma forse più nota), in Romania.


Morfologia licantropia:

Per lo più, tutte le storie e le leggende sono concordi nell’affermare l’origine diabolica del mostro, che viene spesso associato con streghe ed eretici. Ma questo è quasi il solo punto in comune. Impossibile tracciare una morfologia univoca del licantropo. Normalmente lo si trova rappresentato in forma di lupo (e non una creatura ibrida tra l’uomo e la bestia, come nei film horror), che può però assumere, un’ampia gamma di aspetti e dimensioni. Si va dal lupo mannaro in tutto e per tutto simile a un normale lupo, da cui si distingue solo per l’intelligenza e la ferocia, a una mostruosità grossa come una vacca e deforme, dalla forza spaventosa e dalla ferocia senza pari. Taluni affermano anche che il licantropo è privo di coda, perché le creazioni del diavolo, per quanto ben riuscite, sono necessariamente imperfette. Altri ritengono che sia necessariamente di colore nero. Un possibile tratto distintivo sta nelle sue impronte: in alcune leggende, il lupo mannaro lascia a terra il segno di cinque unghie (i canidi normali lasciano solo quattro tacche. Il pollice si è atrofizzato e non tocca il terreno). Alcuni di questi uomini bestia conservano la possibilità di parlare e ragionare come normali esseri umani, altri la perdono completamente. Anche alla regola secondo cui non vengono mai rappresentati come ibridi ci sono delle eccezioni, sia pure rare e parziali. Infatti, a volte, il lupo mannaro sembra poter procedere su due zampe, o conservare una certa prensilità degli arti anteriori, cosa che gli consente, all’occorrenza, di intrufolarsi nelle case scassinando le porte chiuse. Altro tratto distintivo (in verità caratteriale e non morfologico) è l’immenso gusto del licantropo per la carne fresca. Incisiva la descrizione che ne da il demonologo francese Pierre Delancre (Bordeaux 1565 (?) – Parigi 1630).
Diventa imperativo, per la possibile vittima medievale, cercare di capire anche come si presenta il mannaro in forma umana, per individuarlo e guardarsene. Il compito non è facile, perché esistono quasi tanti segni indicatori quante sono le versioni della bestia. Bisogna guardarsi da chi ha sopracciglia troppo folte e unite al centro, oppure il volto ferino, i canini troppo affilati, pelo sia sul dorso che sul palmo delle mani. Il dito indice più lungo del medio è sicuro indizio di licantropia. Così pure un insano appetito per la carne cruda. E’ opportuno anche sospettare di chi sia troppo in forze senza che lo si veda mai mangiare. Egli, quasi di sicuro, è un lupo mannaro che uccide persone la notte e le divora di nascosto. Personaggio a metà tra lo stregone e l’uomo – lupo, poi, è il francese mener de loups, o “pastore di lupi”. E’ una sorta di incantatore che, pur non trasformandosi personalmente in lupo, è in grado di radunare e guidare un branco di queste bestie per i suoi scellerati fini. La capacità di comandare un branco di normali lupi, per la verità, è spesso riconosciuta anche al licantropo. Alla testa dei suoi “parenti”, poi, il lupo mannaro può dare l’assalto a paesi o, addirittura, a roccaforti, facendo strage degli abitanti e divorando gli armenti. Talvolta, questi branchi misti si presteranno anche a fare da cavalcatura alle streghe, e a portarle ai luoghi del sabba. Si completa quindi nel medioevo l’opera di demonizzazione del lupo, che viene assimilato, senza tanti complimenti, al suo “doppio” innaturale, e visto come servo delle streghe (il mannaro, poi, come si vedrà in seguito, è una loro possibile incarnazione). I lupi sono in odore di Satana, e devono cominciare a guardarsi con molta attenzione dagli uomini, che talvolta arriveranno a fare dei veri e propri roghi di queste bestie, a fianco di sventurati accusati di stregonerie o eresia.


Diventare lupi mannari:

Molti, poi, sono anche i modi per diventare licantropi. L’unico che non figura nella tradizione è il morso. Chi viene morso da un lupo mannaro, non diventa lupo mannaro esso stesso. Il morso come veicolo dell’infezione muta forma è una trovata narrativa relativamente moderna, dovuta, quasi certamente, a una contaminazione proveniente dalle storie sul vampirismo. Per tutto il medioevo, invece, per trasformarsi in lupi il modo più sicuro rimane ricorrere alla magia. Ciò, ovviamente, implica che la trasformazione sia volontaria. Per compierla ci si deve spogliare della propria pelle e indossare una pelle di lupo. D’altronde, se si è restii ad auto – scorticarsi, può bastare indossare una cintura confezionata con la pelle di questo animale. Caratteristica fondamentale perché la pelle possa funzionare è che la testa sia sostanzialmente intatta, se possibile con ancora il cranio inserito a supporto dei denti. La pelle, ovviamente, non può essere quella di un comune lupo, ma deve essere una sorta di veste “maledetta”. Questa deve essere consegnata dal Diavolo, che volentieri la fornisce a persone esecrabili, oppure, secondo consolidata tradizione, in cambio dell’anima. Un’alternativa all’uso della pelle è il ricorso a unguenti o filtri magici. Ricette univoche non ce ne sono (manca, del resto, un Artusi della stregoneria), ma uno dei componenti fondamentali è quasi sempre il grasso di lupo. A volte questo viene mescolato con sostanze tossiche (come la Belladonna) o dagli effetti psicotropi. Una delle più note prevede, addirittura, di mescolare cicuta, semi di papavero, oppio, zafferano, assa fetida, solano, prezzemolo e giusquiamo. Parte andava spalmata sul corpo e parte bevuta. Non è quindi improbabile che una persona, se assume un simile intruglio e sopravvive, si comporti come un animale invasato, arrivando ad essere pericoloso. Un ulteriore sistema per trasformarsi è bere “acqua licantropica”, cioè raccolta nelle impronte lasciate da un uomo – lupo. La volontarietà di queste trasformazioni fa sì che possano avvenire in ogni ora del giorno o della notte e in ogni momento. Questo significa che, secondo molte tradizioni, non basta guardarsi dalla luna piena per essere in salvo dai lupi mannari. Del resto, il plenilunio assume importanza, anche se non sempre risulta fondamentale, nelle trasformazioni involontarie. Il primo autore ad associare la trasformazione alle fasi lunari è stato presumibilmente Gervasio di Tilbury, un noto scrittore medievale. L’idea dell’influsso della luna piena viene ripreso e ritenuto fondamentale, dalla maggior parte delle leggende. Ma non mancano neppure le tradizioni (ad esempio in Calabria) secondo cui il licantropo si può trasformare anche sotto l’influsso della luna nuova. L’involontarietà della trasformazione non si ricollega solo al fatto che si verifichi in particolari congiunzioni astrali, ma anche alle sue cause: è solitamente dovuta agli effetti di una maledizione o ad altro accidente. Infatti, anche il venir maledetti da una strega, come pure da un santo o da persona venerabile può portare alla licantropia. S. Patrizio, secondo la tradizione, si dedicò a maledire e trasformare in lupi intere popolazioni, e così pure S. Natale. I motivi per cui si può venire maledetti sono molteplici: eresia, empietà, antropofagia (qui ritorna il mito di Licaone), al limite anche solo essere nati in certi periodi dell’anno. Chi nasce la notte di Natale a cavallo della mezzanotte, per esempio, ha buone probabilità di divenire lupo mannaro. Si tratterebbe di una sorta di maledizione divina per punire un gesto quasi blasfemo. Per salvare il figlio dalla crudele sorte, il padre, utilizzando un ferro rovente, deve incidere una croce sotto la pianta di un piede del bambino per i tre Natali successivi. La maledizione può essere dovuta anche a incidenti o piante velenose. Nel campo incidenti va annoverata la tradizione Abruzzo!abruzzese secondo cui dormire sotto la luna piena (in alcune zone deve essere anche un mercoledì notte) porta al licantropismo. Per le piante, la credenza più diffusa proviene dall’est europeo, e avverte di stare lontani dai fiori neri (secondo la versione moldava, questi crescerebbero di preferenza vicino a cimiteri). Il nero è un colore che le infiorescenze in natura non prendono, tranne in casi particolarissimi (non attira gli insetti o altri animali impollinatori), quindi indica soprannaturalità e probabile matrice diabolica.


Difendersi dal licantropo:

Scarse le difese contro questo essere dalla forza e dalla ferocia senza pari: la più efficace pare essere l’argento. Questo metallo può uccidere tutte le creature sovrannaturali (anche i vampiri, nonostante la tradizione cinematografica prediliga il paletto di frassino). Bisogna perciò trafiggere il mannaro con una lama di argento o sparargli con una pallottola dello stesso materiale. La credenza si deve alle proprietà di disinfettante che fin dall’epoca greca erano associate a questo metallo. Per complicare un poco le cose, secondo alcune versioni del mito l’arma d’argento deve anche essere benedetta, o addirittura fusa da un crocifisso d’argento. Le più complesse sono una versione piemontese e una francese della Saintogne. Secondo quella piemontese, la fusione deve provenire non solo da un crocifisso d'argento benedetto, ma deve essere realizzata la notte di Natale. La versione della Saintogne, dal canto suo, non prevede espressamente l’argento, ma le pallottole devono essere benedette in particolari ore della notte in una cappella dedicata a Sant’Uberto (protettore dei cacciatori). Un’alternativa che sembra funzionare bene, almeno con quelli che usano una pelle per trasformarsi, è la distruzione della pelle stessa. Opzionalmente, dopo aver ucciso l’uomo-lupo, si può procedere al taglio della testa prima del seppellimento. Questo eviterà che il mostro, dopo morto, si tramuti in vampiro (tradizione slava). La licantropia si fronteggia un po’ meglio sul fronte della cura e della dissuasione. Se uccidere un lupo mannaro è complicato, si può sempre riuscire a sfuggirgli o a guarirlo. Ad esempio, l’uomo – lupo siciliano non è in grado di salire le scale, che, di conseguenza, costituiscono un sicuro riparo. Anche lo zolfo messo sulla soglia di casa costituisce un valido deterrente. Il lupo mannaro abruzzese, poi, potrà arrestare la trasformazione se gli si lascia a disposizione un recipiente con acqua pura, nel quale si possa bagnare. Il alternativa, si può indurre il licantropo a riassumere la forma umana spillandogli tre gocce di sangue dalla fronte, o facendolo ferire da un suo familiare che brandisce un forcone, oppure ancora colpendolo con una chiave priva di buchi. Buona efficacia ha anche l’aconito (in inglese prende addirittura il nome di wolfsbain: bandisci – lupi) che risulta particolarmente sgradito.
Ma la soluzione definitiva e radicale rimane il fuoco, da usarsi, preferibilmente, sul licantropo ancora in forma umana.


Epidemie medievali:

Dal basso medioevo in avanti, il rogo è una soluzione usata a profusione per sbarazzarsi dei sempre più numerosi mutaforme, che paiono moltiplicarsi, specialmente in Francia e Germania. Il fenomeno arriva a toccare dimensioni gigantesche negli anni successivi alla controriforma, sia nei Paesi cattolici che protestanti. Redigere una contabilità precisa di quanti siano finiti al rogo con l’accusa di mannarismo, da sola o in congiunzione con quella di stregoneria, è molto difficile. Le fonti più prudenti parlano di circa ventimila processi e condanne di licantropi tra il 1300 e il 1600, ma alcuni si sbilanciano fino a suggerire un numero prossimo alle centomila vittime. La storia più famosa è quella di un certo Peter Stubbe, che forse era effettivamente un serial killer. Per secoli si è comunque in presenza di una sorta di isteria collettiva, che è ben testimoniata dagli studi di ‘’’Jacuqes Collin de Plancy’’’. De Plancy, studioso francese dell’ottocento, che si dedicò animatamente a studi di spirito volterriano per spazzare la superstizione residua nella gente, raccoglie molte testimonianze dei secoli precedenti nel suo ‘’Dictionnaire Infernal’’, dando un quadro abbastanza preciso di quella che era la situazione in Europa nei secoli citati.
Questa sorta di isteria collettiva porta a episodi terribili e grotteschi insieme. A tal medico Pomponace, sempre secondo Plancy, venne portato un contadino affetto da licantropia. Questi gridava ai suoi vicini di fuggire se non volevano essere divorati. Siccome lo sventurato non aveva affatto la forma di lupo, i villici avevano cominciato a scorticarlo per vedere, se per caso, non avesse il pelo sotto la pelle. Non avendone trovato traccia, lo avevano portato dal medico. Pomponace, con maggior buon senso, stabilì che si trattava di un ipocondriaco.

Edited by erasmoasciol - 13/9/2010, 11:22
 
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view post Posted on 27/2/2011, 11:52

Lupo

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Bella relazione! Scritta davvero bene
 
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‡_Reila_‡
view post Posted on 10/3/2011, 15:44




yes, concordo con te lupantropox ^^ l'ho trovata davvero interessante ^^
 
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.Soul.
view post Posted on 19/3/2011, 00:45




non mi stancherò mai di leggerlo
 
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erasmoasciol
view post Posted on 19/3/2011, 11:11




son contento che vi piaccia
 
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.Soul.
view post Posted on 19/3/2011, 11:15




beh, in questo sito una guida così ci sta benissimo, non trovi?
in fondo le persone iscritte qui sono presenti per approfondire l'argomento
 
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erasmoasciol
view post Posted on 19/3/2011, 12:16




infatti hai ragione
 
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view post Posted on 19/3/2011, 12:21

Lupo

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Erasmoasciol, perchè non lo posti su Wikipedia, magari rielaborando anche un po' le informazioni che ti ho dato io (benchè abbastanza selettive). Miglioreresti di molto quella pagina web!
 
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erasmoasciol
view post Posted on 19/3/2011, 12:34




ma la pagina web sulla licantropia?
 
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view post Posted on 19/3/2011, 12:40

Lupo

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No, intendo la pagina di Wikipedia "Licantropo", non licantropia
 
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erasmoasciol
view post Posted on 19/3/2011, 12:56




ci sta già
 
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‡_Reila_‡
view post Posted on 19/3/2011, 15:24




ahh infatti l'avevo vista anche io...potresti farne una sui Mannari no? ^^
 
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.Soul.
view post Posted on 19/3/2011, 15:36




CITAZIONE (‡_Reila_‡ @ 19/3/2011, 15:24) 
ahh infatti l'avevo vista anche io...potresti farne una sui Mannari no? ^^

lo citano nella pagina del licantropo se non sbaglio
 
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erasmoasciol
view post Posted on 19/3/2011, 15:43




infatti già ci sta tutto su wikipedia
 
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.Soul.
view post Posted on 19/3/2011, 15:46




sarà, però scommetto di non esser l'unico a volerne sapere di più
 
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114 replies since 13/9/2010, 10:06   2776 views
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