World of Werewolf

L'Uomo selvatico

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alaska85
view post Posted on 1/10/2015, 11:53




L'uomo selvatico è un essere umano leggendario presente in molte tradizioni popolari italiane, dove assume nomi diversi a seconda della lingua locale.
Le storie che riguardano questo essere, comunemente descritto come irsuto e con capelli e barba lunghi, si tramandano da tempo immemore nella tradizione orale.

« È sostanzialmente un comune mortale che vive al di fuori del consesso umano preferendo i luoghi isolati, la montagna, il bosco. A contatto con la natura ha esaltato al massimo le sue caratteristiche fisiche che gli assicurano la vita: forza, robustezza, fiuto eccezionale per inseguire la preda. È timido, rifugge dal prossimo isolandosi al punto tale da attenuare le sue capacità psichiche fino alla stupidità. Non si lava né si pulisce. Non si rade né si taglia i capelli cosicché questi si fondono raggiungendo le ginocchia. Per questo diventa una figura terrificante esaltata dalla pelle di caprone con cui si ammanta. Un atto gentile lo intenerisce. A volte sente il bisogno di fraternizzare con gli uomini. Allora si ferma insegnando loro i mestieri della malgazione, della lavorazione dei latticini di cui è maestro. » (Giuseppe Sebesta)

L’Uomo Selvatico compare tra le pagine dell’Orlando innamorato di Boiardo. Nella VII ottava del canto XXII (libro primo) così lo descrive il poeta:

« Questo era grande e quasi era gigante,
Con lunga barba e gran capigliatura,
Tutto peloso dal capo alle piante:
Non fu mai visto più sozza figura.
Per scudo una gran scorza avia davante,
E una mazza ponderosa e dura;
Non aveva voce de omo né intelletto:
Salvatico era tutto il maladetto. »

Le leggende sull’uomo selvatico sono molto diffuse lungo l’arco alpino e gli Appennini. Qui vi compare come un vero e proprio uomo, dotato di razionalità, più ingenuo e semplice, forse, ma anche superiore all’uomo civilizzato in alcune attività.
Una prima caratteristica ricorrente è nell’aspetto, il corpo è ricoperto da un folto pelo che rende in genere superfluo l’uso di abiti.

Sono numerose e provenienti da diverse zone le storie in cui l’uomo selvatico appare come un maestro dell’arte casearia e insegna agli uomini a fare il burro e il formaggio. Il suo insegnamento si interrompe prima che venga rivelato un ultimo segreto del mestiere, in genere quello di trarre la cera dal siero del latte.
Per apprendere i segreti del selvatico, gli uomini usavano anche mezzi poco rispettosi.
Il salvanel della Valsugana fu catturato facendolo ubriacare per costringerlo a rivelare i suoi segreti. Fu rilasciato dopo aver insegnato la lavorazione di burro, caglio e formaggio, prima che spiegasse come trarre la cera dal siero.
Poteva anche andargli peggio. A Vinca (Massa) si narra che dopo che gli fu carpito il modo di fare la ricotta ed il burro, l’uomo selvatico fu addirittura ucciso.
A Sacco, un paese della Valtellina, si può vedere un dipinto dell’uomo selvatico, appare nudo ma completamente ''vestito'' dai suoi folti peli, barba lunga e clava in mano. Si raccontava che se, quando si faceva il formaggio nelle baite, non si lavorava per bene, l’umìn selvàdich compariva alla finestra e correggeva gli errori commessi. Curiosamente, nonostante in questa storia appaia come un personaggio saggio ed utile agli uomini, l’umìn selvàdich era usato anche come spauracchio per i bambini.
L’uomo selvatico è anche considerato abile nel far pascolare il bestiame.
Il salvanel della Valsugana infatti “ha un gregge numeroso di capre dalla lana abbondante” (e in più ruba il latte dalle bestie altrui). In altre storie gli uomini gli affidano le loro bestie.
In genere, come abbiamo visto, l’uomo selvatico è presentato come colui che ha insegnato agli uomini la lavorazione dei derivati del latte. In qualche storia, però, insegna anche altre utili conoscenze, come quella di guarire il bestiame, di riconoscere le erbe medicinali, di lavorare il ferro.
In quasi tutte le leggende è un essere pacifico. Anzi, talvolta è lui a subire derisioni o scherzi sciocchi, ma reagisce semplicemente allontanandosi e non facendosi più vedere.
In genere è una figura molto seria, ma in qualche racconto può essere più allegro.
Nella Val Grana (Cuneo), il sarvanot, anche se “non era cattivo, faceva dispetti, soprattutto alle donne”. Buttava a terra i panni stesi, per esempio, o scambiava il sale con lo zucchero. O ancora si introduceva nelle stalle per far confusione con le catene delle mucche.

Raramente l’uomo selvatico è dipinto come un essere feroce e addirittura antropofago.
In una storia di Montìcolo (Trentino Alto Adige), un uomo selvatico divora la moglie di un contadino e inchioda alla porta una parte del corpo.
Anche il bilmon della Val Fersina (Trentino) “insieme a un corteo di spiriti dannati inchioderebbe parti del corpo delle proprie vittime alle porte delle case”
Dei salvanchi di Sassalbo si dice che siano “irsuti come caproni e più feroci dei lupi” e che non solo rubino negli alpeggi, ma anche “appetiscano la carne umana”.
L’uomo selvatico è di solito raffigurato come un essere solitario, ma in qualche storia cerca, in un modo che non poteva essere molto apprezzato dagli uomini, di procurarsi compagnia.
Si narra che in una caverna presso Andorno Micca, vicino a Biella, viveva un om salvei che “se ne stava isolato, ma aveva un animo buono e generoso: saggio e pacifico, viveva con il suo gregge di pecore e capre”. Anche qui il selvatico era esperto nell’arte casearia e di buon grado aveva accettato di insegnare alle donne a fare il burro e il formaggio. Tuttavia, invaghitosi di una ragazza, l’aveva rapita e questo, ovviamente, non era piaciuto agli abitanti del luogo che erano andati a riprenderla con la forza. Dopo questo scontro, l’om salvei non si era più visto.
Anche a Regnano (Massa) si parla di rapimenti di donne da parte dell’uomo selvatico.
Del salvanel della Vasugana si dice che rapisse i bambini, allevandoli poi con grande amore.

In qualche storia compaiono anche donne selvatiche.
Secondo un racconto, di tanto in tanto da Giuribrutto e dai Lastei del Predazzo scendevano delle donne selvatiche. Sui monti di Onies (Trentino Alto Adige), secondo la leggenda, vivevano famiglie di uomini selvatici e le loro donne “crescevano con grande amore i figli come fanno tutte le mamme del mondo”.
Nelle Alpi centro-orientali si parla delle anguane, donne selvatiche che hanno uno stretto rapporto con le acque.
Una leggenda friulana un po’ inquietante dice che le anguane “che sorprendevano una donna a filare quando non era consentito, la divoravano e avvolgevano le sue interiora sul fuso”.
In altre storie, invece, anguane ed altre donne selvatiche sono esseri amabili al punto che gli uomini ne vengono affascinati e le sposano.
C’è una leggenda assai triste secondo la quale una donna, invidiosa del fascino che una salvaria aveva su un giovane, ordì una trama contro di lei. La salvaria fu uccisa a sassate. Dal suo sangue nacquero le sassifraghe di Valparola.
Al passo del Falzarego, vicino a Cortina d’Ampezzo, si racconta la storia di un taglialegna che si innamorò di una bellissima ragazza che “era una Salvaria, ossia una donna del bosco, costretta a vivere nelle grotte, tra le rocce, perché gli uomini le avevano cacciate dalle loro terre”.

Il numero di queste storie ha portato lo scrittore Umberto Cordier ad ipotizzare che potessero essere basate su un essere reale: “La mole delle leggende è così notevole da far pensare alla reale esistenza di qualche ominide selvaggio in tempi remoti: l’intensa urbanizzazione d’Europa, più precoce che in altri luoghi del mondo, dovette ridurre progressivamente lo spazio vitale di questi esseri fino a causarne l’estinzione”

Avvistamenti recenti
Nell’inverno del 1974 a Ceppaloni un’anziana disse di aver visto “un essere più animalesco che umano” ed a San Leucio un ragazzo parlò di “un animale dalle sembianze scimmiesche”.
Nella valle del fiume Sele (Salerno), tra la fine del 1980 e l’inizio 1981, ci furono diversi avvistamenti di “un ominide di sesso maschile alto più di due metri, con larghe spalle, il corpo ricoperto da peli lunghissimi, e una strana testa con occhi incandescenti”.
A Rosta (Valle di Susa, in provincia di Torino), all’inizio del 1982, “furono trovate grosse impronte di «qualcosa» che si spostava in posizione eretta e che addentava e graffiava con rabbia le cortecce degli alberi, ma non sembrava trattarsi di un orso. Un abitante del paese fu svegliato nel cuore della notte dall’abbaiare dei cani e vide una strana figura antropomorfa dileguarsi nella boscaglia”.
A Ripole (frazione di Montoggio, Genova), nel gennaio del 1983, un camionista avrebbe avuto un incontro ravvicinato (quattro metri di distanza) con un mostro “grosso e coperto di fitto pelo scuro, con un testone sproporzionato, in posizione eretta”. La creatura gli avrebbe scagliato contro la cagnetta da caccia.

Fonti: bibliotopia.altervista.org/zoologia/uomoselvaticoit.html e Wikipedia
 
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