World of Werewolf

Il Lupo di Gubbio

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-MiRkO- 92
view post Posted on 22/6/2010, 18:13




I Fioretti (cap. XXI) raccontano che nel periodo in cui S. Francesco si trovava a Gubbio, nei pressi della "Vittorina", un vecchio lupo (molto più probabilmente una vecchia lupa), con la sua ferocia, seminava il terrore nell’intero contado.
Il Santo assisiate, messo al corrente del fatto, va alla ricerca del lupo, lo incontra, parla con lui; alla fine del colloquio la bestia gli porge la zampa e il patto è stipulato: da quel giorno il lupo, come un buon cristiano, diviene il trastullo dei bambini e l’idolo della cittadina.
«E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio; ed entravasi domesticamente per le case a uscio a uscio, senza fare male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu nutricato cortesemente dalle genti; e andandosi così per la terra e per le case, giammai niun cane gli abbaiava dietro.
Finalmente, dopo due anni, frate lupo si morì di vecchiaia. Di che i cittadini molto si dolsero; imperò che, veggendolo andare così mansueto per la città, si ricordavano meglio della virtù e della santità di santo Francesco» (Fioretti, cap. XXI).

Molti si chiedono: Ma davvero la storia del famoso lupo diventato «a modo d’uno agnello mansueto» è solo leggenda o una parabola, che narra, attraverso simboli, una vittoria del bene sul male? Una volta lo si pensava; oggi non più.
L’opinione prevalente è che i Fioretti riportino un fatto realmente accaduto.
Il principale indizio a favore di detta tesi è una pietra custodita nella chiesa di S. Francesco della Pace, nel centro di Gubbio.
Si tratta di un coperchio di un antico sarcofago, decorato da una croce, similmente a mille altre pietre tombali d’ogni epoca. Eppure quel sarcofago, stando alle specifiche competenze, risulta essere anomalo: le sue dimensioni, infatti, sono troppo piccole per contenere un uomo.
Per capire l’importanza di questa pietra, occorre fare un salto a ritroso nel tempo: all’anno 1873.
A quell’epoca il quartiere limitrofo alla chiesa di S. Francesco della Pace era chiamato “Morte del Lupo”, perché, secondo la tradizione, l’ex terrore della città era stato seppellito lì, nel cuore del centro.
Ebbene, nel 1873 alcuni operai stavano lavorando per sistemare i gradini di un vicolo prossimo alla chiesa, quando, scavando, trovarono una pietra lavorata, e sotto la pietra uno scheletro di animale.
Incuriositi, gli operai portarono quei resti a un veterinario - tale Giovanni Spinaci - il quale non ebbe dubbi: le ossa erano quelle di un lupo!
In altri tempi la scoperta avrebbe fatto scalpore; allora, invece, creò solo imbarazzo.
E si può capire il motivo: lo Stato Pontificio era “crollato” solo da tre anni; l’Italia era ancora divisa tra papalini e anticlericali; quindi, accreditare o screditare l’importanza di un reperto di quel genere era un problema più politico che storico-scientifico.
Fu così che sui resti del lupo si scatenò una gara a “scaricabarile”: il Comune arrivò a irridere gli autori del ritrovamento e persino il vescovo, Innocenzo Sannibale, rifiutò di custodire le ossa, forse temendo di scontrarsi col potere civile.
Così lo scheletro del vicolo sparì chissà dove.
Le ossa sono andate perdute: non potremo mai sapere se appartenevano alla “belva” più famosa della storia.
Certo è che se non fosse così ci troveremmo davanti a una ben strana coincidenza: non è usuale trovare un lupo sepolto come un cristiano, per lo più nel cuore di una città, e proprio dove la tradizione colloca l’epilogo del racconto dei Fioretti.
Tra l’altro, alla scoperta del vicolo si aggiungono altri indizi, che rendono tutta la vicenda molto verosimile.
Il primo è che tra Gubbio e dintorni i lupi sono sempre stati di casa (lo sono tuttora!).
Il secondo indizio riguarda una chiesetta fuori porta, detta da tutti “la Vittorina”: tradizione vuole che il lupo si sia arreso a S. Francesco proprio lì.
Ebbene: si sa da fonti storiche che il Santo visse a Gubbio in due fasi (nel 1220 e 1222) e che soggiornò proprio alla Vittorina, presso alcuni confratelli.
Il terzo indizio è l’estremo realismo con cui i Fioretti trattano la vicenda.
Da notare, inoltre, che l’autore non usa una sola volta la parola “miracolo”, né toni favolistici, ma si limita a descrivere in modo distaccato e “scientifico” un animale che si sottomette: più che una biografia di un Santo, sembra di leggere un testo di etologia.
Ciò, senza dubbio, non dimostra che la storia del lupo di Gubbio sia vera, ma almeno sottolinea che chi l’ha tramandata aveva i “piedi per terra” e ben sapeva di cosa stava parlando.
Il punto debole dei Fioretti - sempre evidenziato dagli scettici - è che quel testo sia relativamente tardivo: fu scritto nel ‘300, quando Francesco era già venerato come Santo, e attribuirgli prodigi era perciò quasi un obbligo letterario. Obiezione respinta, poiché del lupo di Gubbio esistono tracce più antiche dei Fioretti: la più bizzarra è un sigillo del ‘200, conservato a Gubbio, che raffigura il Santo con un lupo al guinzaglio.
Ci sono poi affreschi della stessa epoca e quattro testi, fra cui un poemetto (“Legenda versificata”), scritto da Enrico d’Avranches negli anni 1232-34, cioè quando molti testimoni dell’avvenimento erano ancora in vita.
Sarebbe errato, quindi, chiamarla “fiaba”!
Che un lupo selvaggio sia stato davvero “addomesticato” e sia poi vissuto tra le case di Gubbio è più che probabile!
«Francesco d’Assisi - sottolinea Sidney F. Wichs - è l’Uomo miracolo!
A lui Dio concesse il potere di infrangere le barriere, che dividono l’uomo dall’uomo, che dividono l’uomo dagli animali.
Francesco ha spalancato tutte le porte chiuse e ha liberato tutti i cuori prigionieri, i cuori degli uomini, degli uccelli o degli altri animali; i cuori dei feroci saraceni, dei briganti, dei prìncipi superbi, dei poveri di spirito, delle pecorelle cristiane rimaste senza pastore».

Fonti:

Anche sul sito del vaticano è registrato il fatto, con un dialogo descritto minuziosamente.

Ve lo ricordate il Lupo di Gubbio? Vi pare che possa essere stato un lupo qualsiasi a spingere quei duri pastori a chiedere l'intervento del Santo? Quella era gente fatta con l'accetta e ci voleva ben altro che un lupo a fargli paura. Infatti, come risulta da uno scritto dell'epoca poi ritenuto apocrifo e censurato dalla Chiesa, San Francesco liberò da se stesso un lupo mannaro. La parte più terribile della storia non è, paradossalmente, l'attesa del mostro nel buio della faggeta. E' quando San Francesco e il Lupo ridono assieme e le loro risa si fondono. Perché ridevano? Perché la Chiesa se l'è sempre presa coi Francescani fino a cercare di sopprimere l'ordine? I motivi possono essere stati più di uno…

Fonti:
 
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